Pietro Aretino
Dubbi Amorosi
Prefazione
Manifico utriusque ser Agnello,
voi, qui scribere scitis quare, quiae
spesse volte fate col cervello
di Bartolo e di Baldo notomia
e le leggi passate col crivello
nella vostra bizzarra fantasia,
questi dubbi, di grazia, mi chiarite,
ch'oggi in bordello han mosso una gran lite.
Dubbio I
Porzia fedel s'avea fatto chiavare
molt'anni col consenso del marito,
ma perché non potè mai figli fare,
ell'era da ciascun mostrata a dito:
un astuto villan fece chiamare
e fe' di figli un numero infinito;
or il marito l'ha per vituperio,
utrum possa accusarla d'adulterio?
Risoluzione I
La legge adulter singulare, testo,
dice ad legem Juliam de adulterio:
quando il marito non accusi presto
la moglie, che gli fa tal vituperio
e sa ch'ella molt'anni in disonesto
modo si dà con altri refrigerio,
più non la può de crimine accusare
e a tutta briglia si può far chiavare.
Dubbio II
Aveva la Martuzza un giorno tolta
la mediclna e non potea cacare;
ond'ella avea dolor e pena molta
e quasi tutta si sentia crepare.
Talché temendo di restar sepolta,
un grosso cazzo in cul si fe' cacciare:
guarì, ma nel guarir gustò sapore.
E' tenuta di dirlo al confessore?
Risoluzione II
Tutti i canoni voglion ch'il peccato
se non è volontario non si stima,
e che l'uomo non può dirsi dannato
se non vende a Satan se stesso prima;
unde, quicumque sit, non è obbligato:
decima quinta, quaestione prima,
concludo ch'è peccato veniale
e dirlo al prete poco o nulla vale.
Dubbio III
Avea la Panta, da bisogno astretta,
concessa la sua potta a un giovin saggio,
il qual trovò la via non molto stretta.
Né potè asciutto andar per il viaggio.
Ei mutò strada e andò per la più netta
e dell'altrui domin prese l'omaggio.
Ha l'altrui possession egli turbata
e questa via dev'essergli vietata?
Risoluzione III
La costumanza della terra mia,
scritta de servitude et in latino,
vuol a chi del passar non ha la via
sia costretto di dargliela il vicino;
e così ancora se distrutta sia
per strano caso o per voler divino.
Itaque dico che non fece male,
perché la via dee aver più vicinale.
Dubbio IV
La Doralice a un medico promese
dargli una chiavatura a tutto pasto
se guarito le avesse il mal francese,
che il fegato e 'l polmon le aveva guasto.
Quel fe' tutta la cura a proprie spese,
ma alfin lei si morì fra quel contrasto.
Tenetur ne la figlia, come erede,
dargli la chiavatura ch'egli chiede?
Risoluzione IV
Messer Matteo deciso ha questo punto
e vuol che tai promesse non sien vane,
quand'egli a centotrentatré fu giunto
delle sue decisioni sovrumane;
ove vuol che promissio del defunto
obblighi quell'erede che rimane;
unde tenetur filia, ut volunt jura,
di dargli la promessa chiavatura.
Dubbio V
Un moro avea bisogno d'un ducato
e ad interesse lo volea pigliare;
ad Isabella Padoana andato,
che a questo modo ne solea prestare,
l'ebbe con patto scritto che cacciato
le avesse in cul, fin che l'avea a pagare,
un cazzo, ch'egli avea fuor di misura.
Questa convenzion può dirsi usura ?
Risoluzione V
Chi dell'impresto sol riceve prego
l'usura è ben dover perché si parta:
ma in questo caso che sia usura nego,
perché con l'infedel si fa la carta.
In capitolo ab illo questo allego,
decima quinta, quaestione quarta,
ov'è che il Papa usura far concede
con quelli che non son di nostra fede.
Dubbio VI
Un prete, ch'alla punta del suo cazzo
aveva un panarizzo da crepare,
gli fu insegnato da un cotal ch'a guazzo
del caldo d'una potta el fesse entrare;
egli a Giulia gentil non per sollazzo
lo mise in potta, ed era sua comare,
sol per non più sentir nel cazzo affanni.
Or qui fece egli ingiuria a san Giovanni?
Risoluzione VI
S'al capitolo quinto voi notate,
decimo quinta, quaestione sesta,
vedrete alfin che Dio la volontate
e ch'il pensier via più riguarda questa
vita, che l'atto di necessitate
e semplicezza far gli uomini desta;
sicché scusar si può quel prete tale,
che di due mali fece il manco male.
Dubbio VII
Due drudi d'Isabella Milanese
per fuggir le question fero contratto:
l'uno la potta e l'altro il cul si prese;
e così fu tra lor più giorni fatto.
Una notte ch'avea costei il marchese
l'uno chiavolla in cul fuori del patto,
l'altro potria accusarlo di ragione
per l'usurpata sua giurisdizione?
Risoluzione VII
Già Bartolo nel titolo in che modo
la servitù si perdono, nel fine
della legge si locus, dà nel chiodo
e vuol che, se le strade son vicine,
sia lecito passare in loco sodo,
purché sia parte congrua e di confine;
talché non gli è tenuto, anzi fu saggio
quel che nel tondo traversò il viaggio.
Dubbio VIII
A potta ritta volse, o caso duro,
Lavinia bella un ortolan chiavare,
e per essersi acconcia in loco oscuro,
spinse quand'ella il pié venne a scansare,
e per trovarsi colla testa al muro
ruppesi il collo e venne in terra a dare.
Utrum se si ha a punir un tal eccidio
et sit hic puniendus de homicidio?
Risoluzione VIII
Nella legge si ex plagis si tiene,
paragrafo cum scilla, nei digesti,
e nella legge Acquilia a carte piene
si fanno simil casi manifesti,
e se per caso e non per colpa avviene
di vita privo alcun per altri resti,
senz'aver dubbio alcun si dee concedere
che non si possi in tal caso procedere.
Dubbio IX
Un Marchigiano perfido, che avea
giurato di non mai chiavar più donna,
vide Antonia Fornara, che tenea
più viso di calzar braghe che gonna,
e la chiavò, com'egli far solea,
con la testa appoggiata a una colonna.
Vorrei saper, sarà costui sicuro
non esser accusato di spergiuro?
Risoluzione IX
Nelle ventidue cause chiaramente,
alla question succeda il caso oscuro.
Al capo terzo Dixi, fuor si sente
e il canone lo mostra chiaro e puro,
ove chi creda far diversamente
esser non dee punito di spergiuro,
perché parveli maschio e non commesse
spergiuro alcun, sebben colei fottesse.
Dubbio X
Un gentiluomo, sol per far dispetto
a Giulia Rossa, a sé chiamò un villano,
e d'un mantel vestillo e d'un farsetto
e di danari assai gli empì la mano
perché Giulia chiavasse; ei con affetto
l'opera fe' ben, ma avendo un cazzo strano,
di dolcezza e dolor la fe' morire.
Utrum se ciò si può assassinio dire?
Risoluzione X
Alla legge Cornelia de' sicari
nel codice così il testo ragiona:
che quelli non sien detti micidiari
ch'ammazzan con il cazzo una persona
per casi fortuiti e straordinari.
Onde quei che col cazzo morte dona
non commette omicidio ed il meschino
in conseguenza non è un assassino.
Dubbio XI
Un ch'evea poco cazzo e manco lena
piglia Lucrezia Meltiola per moglie.
Ella di non far figli sente pena,
dacché la corte eredita sue spoglie;
da un giovinetto di gagliarda schiena
si fe' chiavar conforme alle sue voglie
e fanne un figlio di morire a risco.
Utrum se qui v'abbia razione il fisco?
Risoluzione XI
Non avrà nulla il fisco in questo affare
per la legge si miles del defunto,
digesto de adulteriis ubi dare,
sottilmente si tratta questo punto:
qual vuol che se la moglie cavalcare
dal marito e da più si fa in un punto,
quel che ne nasce si presume in pria
del marito figliuol che d'altri sia.
Dubbio XII
Un cocchiero Lombardo aveva in casa
una cognata detta Dorotea;
del cocchiero una notte il cazzo annasa
e finge che la madre le dolea;
quei forse che l'avea già persuasa
a questo, il cazzo ritto le porgea
dicendo: or prendi su, cognata, questo.
Lo prese. Or cerco se commesse incesto?
Risoluzione XII
A ventitré propria questione ottava,
nel capitolo accedit già fu detto
che in delictis s'attende se sia prava
l'intenzione o sia per buon rispetto;
onde costui, che la cognata chiava
sol per guarirla e non per altro effetto,
se miri al fin la causa come deve
non farà incesto, ma peccato lieve.
Dubbio XIII
Era gravida monna Berniciglia
e vide un cazzo dalla sua finestra
colla testa sì grossa, che somiglia
ad un grosso bolzon d'una balestra;
lei, che voglia n'avea, lo prese a briglia
tutta gioiosa colla sua man destra
e se lo pose in bocca con gran furia.
Peccò costei di gola o di lussuria?
Risoluzione XIII
Né in l'un né in l'altro avea costei peccato
giudico, se con Bartol non m'inganno,
nel titol delle somme dello stato
imperiale, ove non può né affanno
né pena aver chi ha il ventre ingravidato,
acciò che il parto non ne senta danno.
Similmente a costei non dee vietarsi
cosa che al ventre venga utile a farsi.
Dubbio XIV
Per far Messer Pataffio al figlio onore,
gli diè Porzia Procelfa sua vicina
per moglie, il qual non ebbe mai vigore
di porre proprium gladium in vagina;
onde per non restarne in disonore
da sé il buon vecchio ruppe la puttina,
poi mostrò la camiscia alli parenti. Utrum può dirsi stupro dalle genti?
Risoluzione XIV
Una persona sola in unione
il padre e 'l figlio son considerati
e ne' Digesti ubi de Legatione,
lege sciendum, tertia de' legati,
che l'un per l'altro oprar possan s'espone,
s'alcuna cosa far sono obbligati;
onde stupro non fu se le aprì l'alvo
per render l'onor del figlio salvo.
Dubbio XV
Stava Zanetta musica cantando
alla finestra ad aspettar guadagno;
ecco ch'un pescator viene remando,
che aveva un cazzo spaventoso e rnagno,
scagliossi in groppa contra punteggiando:
ambo gustaro dal capo al calcagno,
poi nulla dielle, andò a far il suo offizio.
Puol agir lei de praestito servizio?
Risoluzione XV
Nil est, s'ella ha servito con la potta
e lui col cazzo oprando ha soddisfatto,
e se restò con lui stando di sotta
tutta malconcia egli di sopra ha fatto;
unde lex naturalis sancta e dotta
innominato chiama un tal contratto,
ibi prescriptis verbis nei digesti,
paragrafo, s'io feci, tu facesti
Dubbio XVI
Il marito di Giulia del Cancello
avea bisogno di certi quattrini.
La moglie vende un certo locarello
che avea per dieci scudi a due facchini.
Confina il loco con ser Antonello,
quel mastro che conficca i malandrini;
e de congruo dimanda egli ogni cosa.
Avea ragion per qualche testo o glosa?
Risoluzione XVI
Messer sì che può tutto dimandare,
se per l'anno non ha fatto tardanza,
perché la moglie, in questo caso, pare
una statua, ch'adorna quella stanza.
Et approbamus, così scrisse il Chiare
de jure congruo, in nostra costumanza;
talché se vuol ser Antonel, si scioglie,
però apprezzi il contratto con la moglie.
Dubbio XVII
Fu già lasciata Prudenzia Ciambella
dal marito per spazio di molt'anni;
ma perché la pativa di renella
e nel pisciar sentiva grandi affanni,
più d'una volta fece star con ella
un, ch'il rimedio aveva sotto i panni.
Vuol la moglie il marito, ora ch'è giunto:
utrum obstet praescriptio in questo punto?
Risoluzione XVII
S'è stato assente per anni quaranta,
che più non l'abbia son d'opinione,
ché così vuol la legge giusta e santa
de quadraginta annorum praescriptione,
nel modo che Matteo d'Afflitto canta
nella decimaterza decisione.
Onde costui se l'ha prescritto, quello
vada a trovarne un'altra nel bordello.
Dubbio XVIII
Laura Vítisca, ladra a tutti nota,
amò fuor di misura un bel studente.
Costei fa a molti star la borsa vuota
nel chiavarla, rubando destramente,
e a quel perché la schiena ben le scuota
dà tutto il tolto, ma secretamente.
Or devesi chiamar quel ladro e tristo
se quanto ebbe da lei fu mal acquisto?
Risoluzione XVIII
Nel paragrafo quia chiaro si vede
de bonorum raptoribus statuta,
che s'alcun fura quel ch'esser suo crede
né ribaldo, né ladro si reputa;
nella sesta question pur si concede
senza dubbio verun, senza disputa,
est juris mei; onde ne attende il frutto
ed ha colui di buon acquisto il tutto.
Dubbio XIX
Un pedante, mezz'orbo, non vedea
a legger la lezione agli scolari,
e perché da diversi inteso avea
ch'il cul rende la vista e gli occhi chiari,
andò a trovare un dì madonna Astea
e dielle un libro e due giuli in danari
e 'n cul le pose il cazzo e 'n potta il dito.
Utrum poss'io chiamarlo sodomito?
Risoluzione XIX
Nei decreti, alla prima distinzione
di codesta materia ov'è la chiave,
al titol detto de consecratione,
nel capitolo sicut degno e grave,
ove in tutto e per tutto si depone
che la necessità legge non have;
talché il pover pedante fu costretto
per la vista passar per loco stretto.
Dubbio XX
Un bottegar la Claudia un dì avezza
in cul chiavò, ma fu nel dì di Pasca,
la qual quando nel fine per dolcezza
lo vide indebolito, come accasca,
perché non le avea usato gentilezza
per il passato, gli rubbò la tasca
con tutti li danar per soddisfarsi.
Utrum costei di furto può accusarsi?
Risoluzione XX
De condictione in debito noi avremo
nei digesti la legge si non sorte,
nel paragrafo cento, al verbo nemo,
che ritener senza favor di corte
robba di nostro debitor potemo,
pur ch'util più del debito non porte;
talch'ella non tenetur se i quattrini
tolti non eran più di sei carlini.
Dubbio XXI
Antonia Saponara stando in letto,
nel tempo che lo spirito si parte,
venne un suo innamorato giovinetto
e ben chiavolla in l'una e l'altra parte;
ond'ella una collana, ch'avea al petto
lasciogli per legato scritto in carte.
Utrum sendo il legato per trastullo
si possi dir che il testamento è nullo?
Risoluzione XXI
Messer Matteo nella decisione
sessantanove dice ch'al consorte
quando dolose fa una donazione
la moglie, che sta già vicina a morte,
nel testamento poi non ha ragione;
ond'io consideratis bene, accorte
considerandis dico che quel tale
non l'è marito e '1 testamento vale.
Dubbio XXII
Isabella di Luna un giorno avea
per la notte ad un giovine promesso;
poi sta con altro e a quel che non potea
disse e che ritornasse il giorno appresso.
Quel venne e come l'altro far solea
la chiavò ben nell'uno e l'altro sesso,
poi le lasciò di rame una catena.
Tenetur illi ne de falsi poena?
Risoluzione XXII
In lege si ambo, decima, Ulpiano
nel dotto titol de compensatione,
vuol che dolus cum dolo a salva mano
può compensarsi con discrezione;
onde se con mancargli un atto strano
usò con quegli fuor d'ogni ragione,
ricevendo da lui si buone notti,
nunquam tenetur falsi, dice il Scotti.
Dubbio XXIII
Avea locato Giulia di Martino
un frate per chiavarla un tanto il mese.
In otto giorni fu stanco il meschino
per il soverchio scuoter dell'arnese:
e in suo loco lasciò fra Venturino
per darsene a quell'opra a proprie spese.
Utrum per questa satisfazione
dee perdere il salario il fra Briccone?
Risoluzione XXIII
Vuole questo Ulpìan per la sua legge,
inter artifices de solutione,
ove chiaro si pondera e si legge
ch'ivi si tratta de industria personae:
ma il giusto impedimento la corregge
per l'aItra de pollicitatione,
che col titolo sic comincia il testo,
siché iI frate non dee perder per questo.
Dubbio XXIV
Prer dare Ortensia gusto ad un suo amante
e del suo corpo il più soave loco,
il cul gli diè, ma con promessa avante
che v'abbia a por del suo gran cazzo un poco.
Quello non potè star così costante
alle primarie furie di quel giuoco,
tutto nel cul vel pose. Utrum Ortensia
accusare lo possa di violenza?
Risoluzione XXIV
In lege prima de justitia et jure,
Jus naturae, paragrapho, vuol Baldo
che primi motus homini naturae
non sono in suo poter quand'egli è caldo:
il primo furor fa ch'egli non cure
d'eser tenuto peccator ribaldo;
onde spinto costui dai primi moti
accusar non si può degl'altri ignoti.
Dubbio XXV
Con un romito un giorno per ventura
sconttossi un'abadessa sempliciotta,
il qual le dimandò con mente pura
che di grazia gli desse una pagnotta;
ed ella alzati i panni alla cintura,
li mostrò la sua bianca e bella potta
e disse non avergli altro che dare.
Utrum tal carità dovea accettare?
Risoluzione XXV
Perché la carità si fa in casella,
non doveva il romito ricusare
la bianca potta delicata e bella,
che l'abadessa gli volea donare,
ma con volto ridente dir: sorella,
la carità non voglio rifiutare;
e per mostrare d'averla avuta grata,
saltarle addosso e darle una chiavata.
Dubbio XXVI
Frate Cipolla gran predicatore
veggendo gli altri frati a buggerare,
trovato un fraticel si mise in core
voler un tal secreto anch'ei provare;
ma ben presto alla prima fece errore
spingendo il cazzo in su senza bagnare,
onde fe' di quel cul un melgranato.
Utrum se per provar fece peccato?
Risoluzione XXVI
I gran sommisti tengon tutti quanti
e con quelli i casisti di coscienza
che dei peccati se ne trovin tanti,
che bisogno non han di penitenza;
perché dove il voler non si fa innanti,
s'attribuisce tutto a negligenza.
Onde senza voler fe' il frate il tutto;
non fu peccato già fottere il putto.
Dubbio XXVII
Suor Marta la lussuria avea nel sesso
e volendo la carne lacerare,
prese un cazzo di vetro d'un commesso
e con la potta cominciò a scherzare;
ma spinta dal furore a un colp'istesso
volendo tutto dentro farlo entrare,
le si ruppe la potta e '1 cul che è peggio.
Utrum se per far ben fe' sacrilegio?
Risoluzione XXVII
Di medicina il principe Galeno
dice che nell'interne infiammazioni
si deve col trar sangue ridur meno
nel paziente le molestazioni;
onde se per smorzar la rabbia appieno,
che sturbar la potea dall'orazioni,
suor Marta si sbregò '1 cul e la potta,
sacrilega non fu, ma fu divotta.
Dubbio XXVIII
Confessando una vedova un Teatíno
nella carne sentia gran tentazione,
e per far stare il cazzo a capo chino
lo prese ad ambo man con divozione;
e tanto su e giù scosse il meschino
che spuntò la bambagia dal giubbone
e mandò lussuria in precipizio;
utrum se questo fu castigo o vizio?
Risoluzione XXVIII
Perché bisogna quanto più si puote
li scandali evitar dei sensi vani,
il Teatin, che più soffrir non puote,
per scandali schivar, gusti profani,
i desideri e volontà corrotte,
si valse a raffrenar d'ambo le mani
la tentazion ch'il molestava assai.
Onde vizio non fu trarsi di guai.
Dubbio XXIX
Fottendo un frate a gambe in spalla un tratto
con un palmo di cazzo un'abadessa,
dal gran piacere in paradiso astratto
non conosceva il tondo della fessa;
onde spinto da furia come un matto,
nel tondo avendo la sua lancia messa
disse: oh che dolce di peccar cagione!
Utrum se il cazzo suo fu buggerone?
Risoluzione XXIX
D'infamia non si dee, dice Jasone,
né d'altro juxta legem incolpare
un mentecatto, che non ha ragione,
né di coglionerie puossi accusare:
onde il cazzo del frate buggerone
in conto alcuno si potrà chiamare,
quia stando fuor di sé, sol per trastulo
cacciò il suo cazzo all'abadessa in culo.
Dubbio XXX
Mentre con divozion stava parlando
suor Cherubina con fra Galeazzo,
per disgrazia la madre starnutando
cacciò un peto dal cul con gran schiamazzo.
Il frate a quel saluto diè rimando
e le rispose in fretta: qualche cazzo.
La monaca turbossi e l'ebbe a male.
Utrum se questo fu caso papale?
Risoluzione XXX
Dice la legge, paragrafo quando,
titolo de verborum prolatione,
che quando verbum dictum est scherzando
sia chi si vuol non fert punizione.
Addit immo la legge: il cazzo entrando
nel forame del cul sine intentione,
nunquam questo sarà peccato tale
che richiedesse assoluzion papale.
Dubbio XXXI
Laura monaca fu da un Genovese
richiesta di chiavarla a potta dietro
e d'andar per la via dritta promese
e di lasciare il primo buco addietro.
Poi presto il cazzo proprio in cul le mese
e spinse, ond'ella ne biasmò san Pietro.
Utrum deesi punir quella biastema
e restar debba della lingua scema?
Risoluzione XXXI
La prima distinzion di penitenza,
nel capitolo pro est ne dà indizio
che chi si trova nell'altrui potenza
e Dio rinnega per alcun supplizio
non merta pena; e quella violenza
fa che non se gl'imputi a malefizio,
onde costei non si può già punire
di biastema per doglia da morire.
Dubbio I
Fotteva fra Martin suor Liberale
in potta, e nel chiavar sendosi avvisto
che ne poteva nascer l'Anticristo,
volse finir in cul. Fe' bene o male?
Risoluzione I
Molto bene fece il padre fra Martino
per schivar d'Anticristo la venuta,
finire in cul la sua nobil fottuta,
che cominciato in potta avea il meschino.
Dubbio II
Fotteva a potta ritta suor Lucia
un gesuita, a tal mestier non uso,
e nel cacciarlo dentro fallò il buso.
Fu sacrilegio ovver fu sodomia?
Risoluzione II
Il povero ignorante gesuita,
che sol per ignoranza fallò il buso,
sacrilego non fu, ma per escuso
si dee tener, nemmen fu sodomita.
Dubbio III
Suor Marta nell'oscur ruppe il boccale;
l'abadessa gridò: cazzo ti fotta;
ella sel fe' cacciar subito in potta.
Utrum per ubbidir fec'ella male?
Risoluzione III
Meglio non potea far suor Marta dotta
che a' comandi prestare l'ubbidienza
dell'abadessa, che per penitenza
un cazzo le ordinò dentro la potta.
Dubbio IV
De' gesuiti il padre sacristano
per raffrenar la sua lussuria tanta,
cacciò il cazzo e i coglion nell'acqua santa.
Fu caso meritorio oppur profano?
Risoluzione IV
Il padre sacristan meritò molto
se, per fuggire una lussuria tanta
cacciò il cazzo e i coglion nell'acqua santa
per restar da quel mal libero e sciolto.
Dubbio V
Destossi l'abadessa con gran furia
sognando di mangiar latte e giuncate,
trovossi in bocca il cazzo dell'abbate.
Fu peccato di gola o di lussuria?
Risoluzione V
Non fu gola o lussuria, è risoluto,
perché questo caso accidentario;
ben se l'avesse avuto in tafanario
o in potta dubitar s'avria potuto.
Dubbio VI
Per torsi il mal di madre suor Prudenza
che le impedia sue sante orazioni,
si fe' chiavar da due frati ghiottoni.
Meritava di ciò far penitenza?
Risoluzione VI
Se sol per poter dir le sue orazioni
ben ben si fece fotter suor Prudenza,
di ciò non dovrà far la penitenza,
ché alcuna non sen dà alle divozioni.
Dubbio VII
Un giorno stando Giulia in una scola
prese in la bocca il cazzo a un suo bertone
e in un istante gli diè un morsicone.
Ditemi se costei peccò di gola?
Risoluzione VII
Perché non con espressa volontà
madonna Giulia morsicò quel cazzo
al suo berton, nemmeno per sollazzo,
peccato già di gola ella non ha.
Dubbio VIII
Non potendo cacare un disperato,
perch'altro non potea, si fe' cacciare
un cazzo in culo e si fe' buggerare.
Utrum per non morir fece peccato?
Risoluzione VIII
La morte volontaria è proibita,
sicché ben fece a farsi buggerare
il poverin, che stava per crepare,
e molto meritò a campar la vita.
Dubbio IX
Livia volea saper che cosa è amore
e per questo si fe' chiavare alquanto;
nacque in questa maniera un dubbio intanto
s'ella sol per provar commise errore?
Risoluzione IX
Non è peccato quel che per provare
si fa, nemmen si tiene che lussuria
sia, onde non dee mettersi in furia
costei, che il cazzo volse esprimentare.
Dubbio X
Sul cazzo che rizzato avea fra Carlo
giù dal balcon cascò suor Margherita,
le ruppe il culo e le salvò la vita.
Dovea perciò dolersi o ringraziarlo?
Risoluzione X
Se nel precipitar suor Margherita
non dava il cul sul cazzo di fra Carlo,
certo moria; onde ringraziarlo
dee che col cazzo suo le diè la vita.
Dubbio XI
Suor Tarsia al cesso andò credendol vuoto
trovar, ma vi trovò fra Galeazzo,
s'infilò la meschina sul suo cazzo.
Ruppe la suor di castitate il voto?
Risoluzione XI
Perché suor Tarsia non per far peccato,
ma non volendo, tolse in le culate
il cazzo, ella per ciò di castitate
non ruppe il voto, questo è dichiarato.
Dubbio XII
Un che dal papa avea licenza avuta
d'assolver d'ogni caso all'ora all'ora,
fotte ben ben la madre suor Leonora,
poi l'assolve. Num sit bene absoluta?
Risoluzione XII
Non solo per averla ben fottuta,
ma se l'avesse anco buggerata,
con la licenza che gli fu già data,
se assolta l'ha, la fu bene assoluta.
Dubbio XIII
Sul cazzo di fra Biondo ardito e scaltro
dimenandosi ben suor Cleofasè
ruppe i coglioni al frate e il culo a sé.
Utrum deve dolersi l'un dell'altro?
Risoluzione XIII
Commune ad ambidue fu la rottura
del culo a l'una, a l'altro dei coglioni,
e di querele e di lamentazioni
l'uno dell'altro non dee aver paura.
Dubbio XIV
Fra Astolfo per mandar la sojaccia
il cazzo al cul dei fraticin fregava,
onde per terra il seme gli cascava.
Utrum peccasse in re de sodomia?
Risoluzione XIV
Fra Astolfo non si può dir sodomito
perché non dentro il cul, ma sol di fuori
il suo cazzo fregava intorno agli ori;
non deve già per questo esser punito.
Dubbio XV
Nei gran caldi di luglio frate Alberto,
per schivar l'ozio e tutti gli altri vizi,
menava il cazzo a tutti i suoi novizi.
Fu questa opra profana ovver di merto?
Risoluzione XV
Perché nell'ozio regna tentazione,
per questo se menò il cazzo ai puti
fe' ben, e se li avesse anco fottuti,
stata sarebbe più eroica azione.
Dubbio XVI
Un frate Zoccolante, per ventura
fottendo a potta dietro un'abadessa,
gliel cacciò in cul credendo foss'in fessa.
Ditemi se peccò contro natura?
Risoluzione XVI
Non est peccatum, se non volontario:
perciò il frate fottendo l'abadessa
contro natura azion non ha commessa,
se 'l cacciò non volendo in tafanario.
Dubbio XVII
D'aver in cul fottuto un Giudeo cane
s'accusò Pippo con gran contrizione:
negolli il confessor l'assoluzione.
Utrum se ancora il peccato rimane?