Folgòre da San Gimignano



Sonetti dei Mesi

 

 

 

 

 

I
Dedica alla brigata
Alla brigata nobile e cortese,
in tutte quelle parti dove sono,
con allegrezza stando sempre dono,
cani e uccelli e danari per ispese,
ronzin portanti e quaglie a volo prese,
bracchi levar, correr veltri a bandono:
in questo regno Nicolò incorono,
perch'elli è 'l fior della città sanese;
Tingoccio e Min di Tingo ed Ancaiano,
Bartolo e Mugàvero e Fainotto,
che paiono figliuol del re Prïàno,
prodi e cortesi piú che Lancilotto,
se bisognasse, con le lance in mano
farian tornïamenti a Camellotto.
II
Di gennaio
I' doto voi del mese di gennaio
corte con fuochi di salette accese,
camere e letta d'ogni bello arnese,
lenzuol di seta e copertoi di vaio,
treggea, confetti e mescere a razzaio,
vestiti di doagio e di racese;
e 'n questo modo stare alle difese,
muova scirocco, garbino e rovaio;
uscir di fuor alcuna volta il giorno,
gittando della neve bella e bianca
alle donzelle che saran d'attorno;
e, quando la compagna fosse stanca,
a questa corte facciasi ritorno,
e sí riposi la brigata franca.
III
Di febbraio
E di febbraio vi dono bella caccia
di cerbi, cavrïuoli e di cinghiari,
corte gonnelle con grossi calzari,
e compagnia che vi diletti e piaccia;
can da guinzagli e segugi da traccia,
e le borse fornite di danari,
ad onta degli scarsi e degli avari,
o chi di questo vi dà briga e 'mpaccia;
e la sera tornar co' vostri fanti
carcati della molta salvaggina,
avendo gioia ed allegrezza e canti;
far trar del vino e fumar la cucina,
e fin al primo sonno star razzanti;
e poi posar infin' alla mattina.
IV
Di marzo
Di marzo sí vi do una peschiera
di trote, anguille, lamprede e salmoni,
di dentici, dalfini e storïoni,
d'ogn'altro pesce in tutta la riviera;
con pescatori e navicelle a schiera
e barche, saettíe e galeoni,
le qual vi portino a tutte stagioni
a qual porto vi piace alla primiera:
che sia fornito di molti palazzi,
d'ogn'altra cosa che vi sie mestiero,
e gente v'abbia di tutti sollazzi.
Chiesa non v'abbia mai né monistero:
lasciate predicar i preti pazzi,
ché hanno assai bugie e poco vero.
V
D'aprile
D'april vi dono la gentil campagna
tutta fiorita di bell'erba fresca;
fontane d'acqua, che non vi rincresca,
donne e donzelle per vostra compagna;
ambianti palafren, destrier di Spagna,
e gente costumata alla francesca
cantar, danzar alla provenzalesca
con istormenti nuovi d'Alemagna.
E d'intorno vi sian molti giardini,
e giacchito vi sia ogni persona;
ciascun con reverenza adori e 'nchini
a quel gentil, c'ho dato la corona
de pietre prezïose, le piú fini
c'ha 'l Presto Gianni o 'l re di Babilona.
VI
Di maggio
Di maggio sí vi do molti cavagli,
e tutti quanti sieno affrenatori,
portanti tutti, dritti corritori;
pettorali e testiere di sonagli,
bandiere e coverte a molti intagli
e di zendadi di tutti colori;
le targe a modo delli armeggiatori;
vïuole e rose e fior, ch'ogn'uom v'abbagli;
e rompere e fiaccar bigordi e lance,
e piover da finestre e da balconi
in giú ghirlande ed in su melerance;
e pulzellette e giovani garzoni
baciarsi nella bocca e nelle guance;
d'amor e di goder vi si ragioni.
VII
Di giugno
Di giugno dovvi una montagnetta
coverta di bellissimi arbuscelli,
con trenta ville e dodici castelli
che sieno intorno ad una cittadetta,
ch'abbia nel mezzo una sua fontanetta;
e faccia mille rami e fiumicelli,
ferendo per giardini e praticelli
e rifrescando la minuta erbetta.
Aranci e cedri, dattili e lumíe
e tutte l'altre frutte savorose
impergolate sieno per le vie;
e le genti vi sien tutte amorose,
e faccianvisi tante cortesie
ch'a tutto 'l mondo sieno grazïose.
VIII
Di luglio
Di luglio in Siena, in su la Saliciata,
con le piene inguistare de' trebbiani;
nelle cantine li ghiacci vaiani,
e man e sera mangiare in brigata
di quella gelatina ismisurata,
istarne arrosto e giovani fagiani,
lessi capponi e capretti sovrani,
e, cui piacesse, la manza e l'agliata.
Ed ivi trar buon tempo e buona vita,
e non uscir di fuor per questo caldo;
vestir zendadi di bella partita;
e, quando godi, star pur fermo e saldo,
e sempre aver la tavola fornita,
e non voler la moglie per castaldo.
IX
D'agosto
D'agosto sí vi do trenta castella
in una valle d'alpe montanina,
che non vi possa vento di marina,
per istar sani e chiari come stella;
e palafreni da montare in sella,
e cavalcar la sera e la mattina;
e l'una terra all'altra sia vicina,
ch'un miglio sia la vostra giornatella,
tornando tuttavïa verso casa;
e per la valle corra una fiumana,
che vada notte e dí traente e rasa;
e star nel fresco tutta meriggiana;
la vostra borsa sempre a bocca pasa,
per la miglior vivanda di Toscana.
X
Di settembre
Di settembre vi do diletti tanti:
falconi, astori, smerletti e sparvieri,
lunghe, gherbegli e geti con carnieri,
bracchetti con sonagli, pasti e guanti;
bolze, balestre dritte e ben portanti,
archi, strali, pallotte e pallottieri;
sianvi mudati girfalchi ed astieri
nidaci e di tutt'altri uccel volanti,
che fosser buoni da snidar e prendere;
e l'un all'altro tuttavia donando,
e possasi rubare e non contendere;
quando con altra gente rincontrando,
le vostre borse sempre acconce a spendere,
e tutti abbiate l'avarizia in bando.
XI
D'ottobre
D'ottobre nel contado ha buono stallo:
e' pregovi, figliuol, che voi v'andiate;
traetevi buon tempo e uccellate
come vi piace, a piede ed a cavallo;
la sera per la sala andate a ballo,
e bevete del mosto e inebrïate,
ché non ci ha miglior vita, in veritate;
e questo è ver come 'l fiorino è giallo.
E poscia vi levate la mattina,
e lavatevi 'l viso con le mani;
l'arrosto e 'l vino è buona medicina.
Alle guagnele, starete piú sani
che pesce in lago o 'n fiume od in marina,
avendo miglior vita che cristiani.
XII
Di novembre
E di novembre a Petrïuolo, al bagno,
con trenta muli carchi di moneta:
le rughe sien tutte coperte a seta;
coppe d'argento, bottacci di stagno;
e dare a tutti stazzonier guadagno;
torchi e doppier che vengan di Chiareta,
confetti con cedrata di Gaeta;
bëa ciascuno e conforti 'l compagno.
E 'l freddo vi sia grande e 'l fuoco spesso;
fagiani, starne, colombi e mortiti,
levori e cavriuoli arrosto e lesso;
e sempre avere acconci gli appetiti;
la notte 'l vento e 'l piover a ciel messo,
e siate nelle letta ben forniti.
XIII
Di dicembre
E di dicembre una città in piano:
sale terrene e grandissimi fuochi,
tappeti tesi, tavolieri e giuochi,
torticci accesi e star co' dadi in mano;
e l'oste inebrïato e catelano,
e porci morti e finissimi cuochi;
e morselli ciascun, bèa e manuchi;
le botti sien maggior che San Galgano.
E siate ben vestiti e foderati
di guarnacche, tabarri e di mantelli
e di cappucci fini e smisurati;
e beffe far de' tristi cattivelli,
de' miseri dolenti sciagurati
avari: non vogliate usar con elli.
XIV
Commiato
Sonetto mio, a Nicolò di Nisi,
colui ch'è pien di tutta gentilezza,
di' da mia parte con molt'allegrezza
ch'io son acconcio a tutti suoi servisi;
e piú m'è caro che non val Parisi
d'avere sua amistade e contezza;
sed ello avesse imperïal ricchezza,
starieli me' che San Francesco in Sisi.
Raccomendami a lui tutta fïata
ed alla sua compagna ed Ancaiano,
ché senza lui non è lieta brigata.
Folgòre vostro da San Giminiano
vi manda, dice e fa quest'ambasciata:
che voi n'andaste con suo cuor in mano.