Orlandi Guido

A SUON DI TROMBE

E ALTRE RIME



A suon di trombe, anzi che di corno



A suon di trombe, anzi che di corno,

vorria di fin' amor far una mostra

d'armati cavalier, di pasqua un giorno,

e navicare sanza tiro d'ostra

ver' la Gioiosa Garda, girle intorno

a sua difensa, non cherendo giostra

a te, che se' di gentilezza adorno,

dicendo il ver: per ch' io la Donna nostra

di su ne prego con gran reverenza

per quella di cui spesso mi sovene,

ch'a lo su' sire sempre stea leale,

servando in sé l'onor, come s'avene.

Viva con Deo che ne sostene ed ale,

né mai da Lui non faccia dipartenza.





Al motto diredàn prima ragione

 

Al motto diredàn prima ragione

diraggio, [al] meo parere, a la 'incomenza:

veder lo morto orova corrozione

in te di ciò che 'l tuo cor vano penza;

e sai che l'arma ha 'l corpo a defensione:

reggelo, tra·lo come 'l pesce lenza.

Del dono e del vestito riprensione

t'accoglie fortemente, for difenza;

non bona convenenza - è palesare

amor di gentil donna o di donzella,

e per iscusa dicere: "Io sognai",

dicer: "Non dico". Pensa chi t'appella:

màmmata [sì] ti vene a gastigare.

Ama celato, avra'ne gioia assai.





Amico, i' saccio ben che sa' limare

 

Amico, i' saccio ben che sa' limare

con punta lata maglia di coretto,

di palo in frasca come uccel volare,

con grande ingegno gir per loco stretto,

e largamente prendere e donare,

salvar lo guadagnato (ciò m'è detto),

accoglier gente, terra guadagnare.

In te non trovo mai ch'uno difetto:

che vai dicendo intra la savia gente

faresti Amore piangere in tuo stato.

Non credo, poi non vede: quest' è piano.

E ben di' 'l ver, che non si porta in mano,

anzi per passion punge la mente

dell'omo ch'ama e non si trova amato.

Io per lung' uso disusai lo primo

amor carnale: non tangio nel limo.





S' avessi detto, amico, di Maria

 

S' avessi detto, amico, di Maria

gratia plena et pia:

"Rosa vermiglia se', piantata in orto",

avresti scritta dritta simiglìa.

Et veritas et via:

del nostro Sire fu magione, e porto

della nostra salute, quella dia

che prese Sua contia,

[che] l'angelo le porse il suo conforto;

e certo son, chi ver' lei s'umilìa

e sua colpa grandia,

che sano e salvo il fa, vivo di morto.

Ahi, qual conorto - ti darò? che plori

con Deo li tuo' fallori,

e non l'altrui: le tue parti diclina,

e prendine dottrina

dal publican che dolse i suo' dolori.

Li Fra' Minori - sanno la divina

[i]scrittura latina,

e de la fede son difenditori

li bon' Predicatori:

lor predicanza è nostra medicina.