Jack London

GOLIATH

(1908)

 

  

 

 

 

Il 3 gennaio millenovecento... la cittadinanza di San Francisco lesse, al risveglio, su uno dei giornali del mattino, una strana lettera indirizzata a tale Walter Basset, il cui mittente era evidentemente uno squilibrato.

Walter Basset, il più eminente magnate dell'industria a ovest delle Montagne Rocciose, apparteneva a una ristretta cerchia di capitalisti che, di fatto, aveva in mano l'intero paese. Proprio per tale sua posizione era continuamente bersagliato da offerte e proposte piene di pretese quanto stupide. Eppure la lettera in questione differiva talmente da quelle che riceveva di solito che, invece di cestinarla, l'aveva passata a un giornalista. Era firmata "Goliath" e recava nell'intestazione il seguente indirizzo: Isola Palgrave. Eccone il testo.

"Gentile Signore, Vi invito, e con voi invito nove vostri colleghi, a farmi visita nella mia isola onde studiare con me alcuni progetti miranti alla ricostruzione della società su basi più razionali. Sinora l'evoluzione sociale è rimasta un fenomeno cieco e sterile. S'impone ormai una trasformazione. L'Uomo s'è elevato al di sopra del fango originario per dominare la materia, ma non ha ancora dominato la società. Ai giorni nostri l'umanità è schiava della propria stupidità collettiva come centomila generazioni fa era schiava della materia.

"Esistono due principi in base ai quali l'uomo può soggiogare la società e servirsene utilmente per la conquista della felicità e della gioia. Secondo il primo, nessun governo può essere più virtuoso e saggio dei membri che lo compongono; in quanto la riforma e la trasformazione d'una società dipendono esclusivamente dagli individui stessi; più questi ultimi infatti si perfezionano e più contribuiscono al miglioramento del loro governo. In altri termini il progresso morale della maggioranza degli individui deve superare quello del proprio governo. La folla, le convenzioni politiche, la brutalità primitiva e la crassa ignoranza di una moltitudine di persone sembrerebbero smentire tale teoria. Una folla possiede l'intelligenza collettiva e i sentimenti di pietà del meno illuminato e del più grossolano dei suoi membri. D'altronde, quando una nave è in balia degli elementi durante una tempesta, le migliaia di passeggeri che vi sono sopra si abbandonano volentieri alla prudenza e alla discrezione del capitano; in tale frangente egli è il più capace e il più sperimentato tra tutti loro.

"In base al secondo principio, la maggioranza degli esseri umani è formata da retrogradi; qualsiasi iniziativa va ad infrangersi contro la loro inerzia e quella dei principi tradizionalmente accettati.

Quelli che li rappresentano sono il simbolo delle loro debolezze, di quanto c'è in loro di più frivolo e grossolano. Quella sorta di cieca entità cui si dà il nome di governo non s'assoggetta affatto alla volontà del popolo; è il popolo al contrario a subirne il vassallaggio. In breve: non è la gran massa dei cittadini a formare il proprio governo, poiché questa ne è, al contrario, foggiata. Ora, il governo è sempre stato un mostro stolto quanto temibile, generato da barlumi fantomatici d'intelligenza usciti dalla folla amorfa.

"Personalmente accetto quest'ultimo punto di vista. E sono per giunta impaziente. Nel corso dell'avvicendarsi di centomila generazioni, a partire dalle prime tribù dei nostri antenati selvaggi, il governo è rimasto un mostro. Oggi la massa, schiacciata dall'inerzia, trova nell'esistenza ancor meno gioia che un tempo. Malgrado il dominio raggiunto dall'Uomo sulla materia, il dolore, la miseria e la corruzione del genere umano distruggono l'armonia del nostro pianeta.

"In conseguenza di ciò, ho deciso d'intervenire e di dirigere io stesso per qualche tempo i destini di questa nave che è il mondo.

Posso vantare l'intelligenza e il versatile acume d'un giudice dotato d'esperienza. Avendo la forza a mia disposizione, mi farò obbedire.

Tutti gli uomini dell'universo mondo, piegandosi ai miei ordini, insedieranno governi che diventeranno generatori di letizia. I governi modello da me concepiti non daranno al popolo per semplice decreto la felicità, la saggezza e la grandezza d'animo, ma gli consentiranno di acquisire tutto questo.

"Avendovi così esposto il mio pensiero, vi invito, così come invito i vostri nove colleghi, a conferire con me. Il 3 marzo, il panfilo Energon partirà da San Francisco. Siete pregato di trovarvi, alla vigilia della partenza, a bordo di questa imbarcazione. Nulla è più serio della mia proposta. Gli affari mondiali dovranno esser condotti, per un certo periodo di tempo, da una mano di ferro: la mia. Se non risponderete al mio appello, sarete punito con la morte. A dire il vero, non mi aspetto affatto che teniate conto della mia ingiunzione. Ma la vostra morte avrà almeno il risultato di far riflettere quei vostri colleghi che convocherò in seguito. Pertanto, non sarete stato inutile per il compito che mi prefiggo. Sappiate che su di me non ha presa alcun sentimentalismo relativo al preteso valore della vita umana. Ho sempre viva, nel più profondo della mia coscienza, la visione d'una moltitudine senza numero d'esseri ai quali felicità e allegria saranno devolute sulla terra durante le ere future.

"Per l'edificazione d'una nuova società, Vostro GOLIATH" .

In città, la pubblicazione di questa lettera non distolse alcuno dalle sue occupazioni. La gente, leggendola, sorrideva. Si trattava tanto chiaramente dell'opera d'un pazzo che nessuno la ritenne degna di farne oggetto di conversazione. L'interesse cominciò a risvegliarsi nella cittadinanza l'indomani mattina. Un dispaccio d'agenzia di stampa, seguito da interviste trasmesse ai giornali da giornalisti intraprendenti, fece conoscere i nomi dei nove altri uomini d'affari che avevano ricevuto una lettera simile, ma che non avevano giudicato la notizia così importante da farla pubblicare.

L'emozione, piuttosto tiepida, si sarebbe rapidamente esaurita senza la caricatura del famoso disegnatore Gabberton, raffigurante il misterioso Goliath come il cronico aspirante alla carica di Presidente degli Stati Uniti. Poi, da un capo all'altro del paese, si cominciò a sentire il ritornello: "Se lo fate, non fatevi vedere da Goliath." Passarono alcune settimane e tutti, compreso Walter Basset, dimenticarono l'incidente. Ma il mattino del 22 febbraio Basset ricevette una telefonata da un funzionario della Capitaneria di porto che gli disse: "Volevo semplicemente annunciare l'arrivo del panfilo Energon che è alla fonda al largo del molo numero sette".

Ciò che avvenne quella notte, Walter Basset non l'ha mai divulgato. Ma si sa che si recò in automobile al porto, che si fece condurre sino allo strano panfilo su uno dei canotti di Crowley e che salì a bordo.

Al suo ritorno a terra tre ore dopo, inviò dei telegrammi ai nove colleghi che avevano ricevuto le lettere di Goliath. Le redasse tutte allo stesso modo: "L'Energon è arrivato. Il momento è grave. Vi consiglio di raggiungermi".

Tutti presero in giro Basset. Dato che il tenore dei suoi telegrammi era stato divulgato dalla stampa, una risata omerica si propagò per il Paese e il ritornello umoristico riprese a circolare con rinnovato favore. Goliath e Basset alimentarono la vena dei caricaturisti. Una vignetta raffigurava Basset in veste di lupo di mare a cavalcioni sul collo di Goliath. L'allegria si manifestava apertamente nei ritrovi della buona società, si affacciava discreta sulle colonne dei quotidiani ed esplodeva infine con vere bordate di risa nelle riviste umoristiche settimanali.

Ma questa commedia aveva un risvolto serio: parecchie persone, e soprattutto i suoi soci d'affari, mettevano in dubbio la salute mentale di Basset.

Questi spedì ai suoi amici una seconda serie di telegrammi così concepiti: "Venite, ve ne scongiuro. Se ci tenete alla vita, venite." Ma era un uomo che perdeva facilmente la pazienza. Non ricevendo per tutta risposta che una seconda ondata di risate, smise di supplicarli.

Dopo aver messo ordine nei suoi affari in previsione di una lunga assenza, salì a bordo dell'Energon la sera del 2 marzo. Il panfilo, già pronto a salpare l'ancora, lasciò il porto l'indomani alle prime luci dell'alba.

Il giorno dopo, gli strilloni di tutte le città d'America grandi e piccole, annunciavano a squarciagola notizie sensazionali.

Goliath aveva mandato a effetto la sua minaccia. I nove uomini d'affari refrattari al suo invito erano morti. L'autopsia effettuata sui cadaveri rivelò una violenta disintegrazione dei tessuti; eppure i chirurghi e i medici (i più famosi del Paese avevano assistito alle autopsie) non osavano affermare che fossero stati assassinati e ancor meno osavano attribuirne la morte a cause ignote. Il mistero li sprofondò nel più grande stupore. Nulla nel campo delle nozioni scientifiche li autorizzava a certificare che un abitante dell'isola Palgrave avesse potuto massacrare a distanza le sue sfortunatissime vittime.

Tuttavia, quasi subito, si venne a conoscenza d'un fatto innegabile:

l'isola Palgrave non era un mito. Figurava sulle carte e i navigatori la conoscevano. Si trovava a 1600 di longitudine ovest, sul decimo parallelo di latitudine nord a qualche miglio appena dai bassifondi di Diana. Come le Midway e Fanning, l'isola Palgrave era di formazione vulcanica e corallina. Inoltre era disabitata. Una spedizione d'ingegneri idrografi l'aveva visitata qualche anno prima e indicava nei suoi rapporti l'esistenza di varie sorgenti e di un porto naturale ben protetto seppure di difficile accesso. Ecco tutto ciò che si sapeva di quel minuscolo angolo del pianeta che presto avrebbe visto concentrata su di sé l'attenzione del mondo intero.

Goliath non si rifece vivo sino al 24 marzo. I giornali quel giorno riportarono il testo della sua ultima lettera, inviata ai principali capi politici degli Stati Uniti, indicati con il nome convenzionale di "uomini di Stato." Questa lettera, che recava la stessa intestazione della precedente, era così concepita:

"Signore, "Non ingannatevi circa il significato delle mie parole. Occorre che mi si obbedisca. Vi do facoltà di considerare questa lettera come un invito o un ordine: a voi la scelta. In ogni caso, se ci tenete alla vostra sopravvivenza, non mancate di essere a bordo del panfilo Energon, nel porto di San Francisco, la sera del 5 aprile, termine ultimo. Vi intimo di venire nell'isola Palgrave a conferire con me in merito alla fondazione d'una nuova società.

"Desidero che mi comprendiate bene. Ho una teoria e intendo che questa teoria funzioni: ecco perché chiedo la vostra collaborazione. Per me una vita umana conta quanto un fico secco; ne ho anche troppe da difendere. Voglio ristabilire l'ilarità sulla terra e per giungere al conseguimento dei miei obiettivi eliminerò tutti i seccatori. La partita è formidabile. Su questo nostro pianeta si contano un miliardo e mezzo di esseri umani. Qual è dunque il peso della vostra miserabile vita al confronto di tutte le altre? Meno di niente, secondo me.

Ricordatevi che dispongo della forza, che sono uno scienziato e che una semplice vita, o magari un milione di vite, non contano nulla per me in confronto ai miliardi e miliardi di uomini delle generazioni future.

"Chiunque possieda il potere è tenuto a comandare ai suoi simili.

Grazie alla formazione militare denominata 'falange', Alessandro ha conquistato gran parte del mondo. La polvere pirica ha consentito a Cortes e a poche centinaia di masnadieri di abbattere l'Impero di Montezuma. Nel corso d'un secolo si contano in media una mezza dozzina di scoperte o d'invenzioni fondamentali. Ebbene, io sono l'autore d'una invenzione di questo tipo: essa mi consentirà di dominare il mondo intero. Non l'utilizzerò a fini commerciali, ma per il bene dell'umanità. Ho bisogno d'ausiliari di buona volontà, di gente disposta a obbedirmi. Del resto sono in grado di imporre la mia autorità. Benché io abbia parecchio tempo davanti a me, prendo la scorciatoia. Una precipitazione eccessiva comprometterebbe il buon andamento delle cose.

"L'avidità di beni materiali ha fatto dell'uomo selvaggio il barbaro o quasi che abbiamo davanti agli occhi oggigiorno. Certo questo stimolo è stato utile per il progresso dell'umanità, ma ha ormai svolto la sua funzione e deve essere aggiunto alle vestigia del passato, quali l'ubriachezza e la credenza al diritto ereditario dei re. Certo, voi non condividete questa opinione, ma m'aiuterete a fare giustizia di questo anacronismo.

"Ve l'annuncio: è giunto il momento che il cibo, l'alloggio e altri bisogni materiali verranno soddisfatti in maniera del tutto automatica; la loro soddisfazione diventerà gratuita e libera per tutti quanto l'aria, grazie alla mia scoperta e alla potenza che mi consente. Allora il basso materialismo sparirà per sempre da questo mondo per far posto alle aspirazioni spirituali, estetiche e intellettuali che tenderanno ad abbellire e a nobilitare l'anima, la mente e il corpo. Allora il mondo intero sarà dominato dalla felicità e dall'allegria.

"Sarà il regno del riso universale.

"A voi, per oggi. GOLIATH"

La gente continuava a rimanere incredula. I dieci uomini politici, trovandosi a Washington, non furono colpiti dalla grazia come Basset; nessuno di loro d'altronde si prese la briga di recarsi sino a San Francisco per convertirsi. Quanto a Goliath, i giornali lo paragonarono a un certo Tom Lawson, che aveva avuto un momento di celebrità per la sua panacea universale. Gli specialisti in malattie mentali conclusero, prove alla mano, dopo aver analizzato la scrittura di Goliath, che costui era pazzo.

L'Energon toccò il porto di San Francisco nel pomeriggio del 5 aprile e Basset scese a terra. Ma l'imbarcazione non ripartì l'indomani, poiché nessuno dei dieci uomini politici aveva accettato d'imbarcarsi per l'isola Palgrave. Quel giorno stesso gli strilloni annunciarono a gran voce in tutte le città d'America un'edizione straordinaria. I dieci ministri erano tutti morti durante la notte.

Il panfilo, all'ancora nel porto, diventò il centro d'un interesse piuttosto vivo. Venne circondato da una flottiglia di imbarcazioni d'ogni specie, a vela e a motore. Solo le autorità cittadine e i rappresentanti della stampa furono ammessi a bordo. Il sindaco di San Francisco e il capo della polizia riferirono che non avevano visto niente di sospetto e le autorità del porto annunciarono che le carte dell'Energon erano in piena regola. Numerose fotografie illustravano gli articoli di cronaca che uscirono la sera stessa sui giornali.

L'equipaggio era composto soprattutto di scandinavi: svedesi dai capelli biondi e dagli occhi azzurri; norvegesi afflitti dalla malinconia tipica della loro gente; finlandesi dall'aria un po' stupida; e solo pochi americani e inglesi. Non denotavano alcuna vivacità: erano uomini pesanti, oppressi da una sorta di tristezza bovina. Una certa aria seria e grave e una formidabile sicurezza di sé li caratterizzava tutti. Si sarebbero detti degli esseri a un tempo vili e intrepidi, spinti da una forza irresistibile o portati sul palmo della mano da un qualche gigante. Il capitano era un americano dagli occhi melanconici e dai tratti assai marcati.

Un ufficiale di marina riconobbe nell'Energon il panfilo Scud, appartenuto un tempo a un certo Merrivale dello Yacht Club di New York. Quest'informazione consentì di constatare che lo Scud era sparito da qualche anno. L'agente marittimo incaricato della sua vendita certificò che l'acquirente era un semplice intermediario a lui ignoto e che non s'era più rivisto. Il panfilo era stato costruito nei cantieri di Duffey, nel New Jersey. Il cambiamento di nome e la registrazione erano avvenuti legalmente all'epoca indicata. Poi l'Energon era svanito nelle nebbie del mistero. Intanto, Basset usciva di senno: questa era, almeno, l'opinione dei suoi amici e dei suoi soci. Abbandonando le sue importanti imprese commerciali, giurava che non avrebbe più mosso una paglia senza che prima gli altri padroni del mondo non avessero consentito a collaborare con lui per l'edificazione d'una nuova società. Si vedeva in ciò una prova che le farneticazioni di Goliath gli avevano dato alla testa. Ai giornalisti non aveva fornito alcun particolare. Affermava di non esser libero di riferire quanto aveva visto all'isola Palgrave, ma li assicurava che si trattava di cose serissime.

S'accontentò d'annunciare l'imminenza d'uno sconvolgimento su scala mondiale; ignorava se i risultati sarebbero stati favorevoli o nefasti per il genere umano, ma era certissimo di quello che annunciava.

Quanto agli affari, li mandava a quel paese! Le cose di cui era stato testimone lo preoccupavano assai di più.

Gli alti funzionari di San Francisco non cessavano di tenersi in contatto telegrafico con il ministero degli Interni e con quello della Difesa. Verso la fine del pomeriggio, si cercò di abbordare alla chetichella l'Energon e di arrestarne il capitano, dato che il Procuratore della Repubblica era convinto di poterlo accusare dell'assassinio dei dieci statisti. Si vide la lancia della polizia staccarsi dal suo ormeggio e dirigersi alla volta dell'Energon, ma non fu più vista tornare; e gli uomini che aveva a bordo non furono mai più ritrovati né vivi né morti. Il governo cercò di soffocare lo scandalo. Fatica sprecata: le famiglie degli scomparsi non mantennero il segreto e i giornali dedicarono ampio spazio ai particolari mostruosi del dramma.

Allora il governo ricorse a mezzi estremi. La corazzata Alaska ricevette l'ordine di catturare lo strano panfilo, o, se necessario, di colarlo a picco. Le istruzioni erano strettamente riservate; ma migliaia di persone, dispostesi in fila sulla riva del mare e lungo i moli d'imbarco, assistettero al nuovo dramma che si svolse quel pomeriggio. La nave da guerra si stava dirigendo lentamente verso l'Energon quando, giunta a poca distanza da esso, saltò in aria. La sua carcassa colò a picco in mezzo alla baia.

A galla restarono soltanto qualche naufrago e alcuni miserabili relitti. Tra i sopravvissuti si trovava un giovane tenente, capo telegrafista dell'Alaska. I giornalisti se l'accaparrarono e lo fecero parlare.

L'Alaska aveva appena preso il largo - questo fu il racconto del tenente - quando fu ricevuto un messaggio dall'Energon. Raccomandava all'Alaska di non avvicinarsi più di mezzo miglio. Il tenente trasmise l'avvertimento al capitano, con il tubo acustico. Altro non sapeva, tranne che l'Energon aveva ripetuto due volte il suo messaggio e che, cinque minuti dopo, ci fu l'esplosione. Il capitano dell'Alaska era perito con la sua nave. Ecco tutte le informazioni di cui si disponeva.

Intanto l'Energon aveva prontamente levato l'ancora andandosene per la propria strada. Un clamore formidabile si levò dalla stampa che accusava il governo di essersi mostrato pusillanime nei confronti di quel semplice "yacht da diporto" e di quello squilibrato di Goliath.

Si reclamavano misure pronte e decisive.

Si levarono proteste anche contro l'inutile perdita di vite umane e contro l'assassinio premeditato di dieci "statisti". Goliath non si fece attendere per la risposta; essa giunse con una rapidità tale che gli specialisti in telegrafia senza fili certificarono che, data l'impossibilità di lanciare messaggi a una tale distanza, Goliath doveva trovarsi nella loro zona e non già all'isola Palgrave. Comunque sia, la lettera di Goliath fu recapitata alla Sala Stampa da un ragazzo al quale era stata affidata per strada. Ecco cosa vi si leggeva:

"Che importanza hanno alcune miserabili vite? Con le vostre guerre insensate ne eliminate a migliaia senza alcun rimorso. Nella vostra lotta commerciale fratricida uccidete un numero incalcolabile di bambini, di donne e di uomini e ammantate trionfalmente questo massacro con il nome di 'individualismo'. Io lo qualifico con quello di anarchia. Porrò fine alla distruzione in massa d'esseri umani da voi perpetrata.

"Il vostro governo cerca di farvi credere che l'esplosione dell'Alaska sia dovuta a una causa accidentale. Sappiate invece che l'unità è stata distrutta su mio ordine. Nel giro di qualche mese tutte le corazzate saranno distrutte e diventeranno ammassi di ferraglia. Tutte le nazioni saranno disarmate. Le fortezze verranno smantellate, gli eserciti verranno congedati e la guerra non sarà più che un cattivo ricordo.

"Il potere mi appartiene. Agisco per volontà di Dio. Sottometterò il mondo intero, ma il mio giogo sarà pacifico. GOLIATH".

"Si faccia saltare in aria l'Isola Palgrave!" chiedevano a titoli di scatola i giornali del giorno dopo.

Il governo accettò questo suggerimento. Si procedette a riunire la flotta. Invano Walter Basset tentò di far udire le sue proteste: lo si ridusse al silenzio con la minaccia di internarlo in manicomio.

Cinque squadre navali furono lanciate contro l'isola Palgrave: la flotta dell'Estremo Oriente, la flotta dell'Oceano Pacifico settentrionale e quella del Pacifico meridionale, la flotta del Mar delle Antille e metà della flotta dell'Atlantico settentrionale.

"Ho l'onore di informarvi che siamo giunti in vista dell'isola Palgrave nella serata del 29 aprile", si leggeva nel rapporto del capitano Johnson, della corazzata North-Dakota, indirizzato al ministro della Marina.

"La flotta d'Estremo Oriente, a causa d'un ritardo, ci ha raggiunti solo al mattino del 30 aprile. Il consiglio dell'Ammiragliato ha deciso d'attaccare domani mattina alle prime luci dell'alba.

L'incrociatore Swift Settimo è riuscito ad avvicinarsi senza fastidio alcuno: non segnala preparativi di guerra sull'isola. Ha osservato la presenza di numerose navi mercantili nel porto e l'esistenza d'un piccolo villaggio su terreno scoperto che verrà facilmente raggiunto dai tiri della nostra artiglieria.

"Le unità da guerra si lanceranno da tutte le parti in direzione dell'Isola, apriranno il fuoco a tre miglia di distanza e continueranno il loro tiro sinché non avranno raggiunto il limite naturale costituito dalle scogliere che la circondano. Ivi giunte, riprenderanno la formazione in ordine sparso e inizierà il combattimento vero e proprio. A più riprese l'isola Palgrave ci ha avvertiti con messaggi telegrafici di tenerci alla distanza minima di dieci miglia; ma noi non abbiamo tenuto in alcun conto tali intimazioni.

"La North-Dakota non ha preso parte all'azione del primo maggio a causa d'un incidente verificatosi il giorno precedente e che ha reso il suo timone temporaneamente inutilizzabile.

"Il mattino del primo maggio il tempo era sereno. Una leggera brezza soffiava da sud-ovest, ma anch'essa non tardò a calmarsi. La North- Dakota si trovava a dodici miglia al largo dell'isola. Al primo segnale, le squadre navali si lanciarono a tutta velocità e da ogni parte contro l'isola. Il nostro radiotelegrafista continuava a ricevere gli avvertimenti dell'isola Palgrave. Superata la distanza di dieci miglia non è successo niente. Osservavo la scena con il binocolo. A cinque miglia, niente; a quattro miglia ancora niente; a tre miglia la New York, che procedeva alla testa degli altri incrociatori, aprì il fuoco. Subito dopo saltava in aria. Gli altri non ebbero nemmeno il tempo di aprire il fuoco: colarono tutti a picco, uno dopo l'altro, sotto i nostri occhi. Diversi di loro tentarono di tornare indietro, ma nessuno sfuggì alla propria sorte.

"L'incrociatore Dart aveva appena raggiunto la zona sul limite delle dieci miglia quando saltò in aria. Fu l'ultimo. Il North-Dakota è indenne. Poiché le riparazioni del timone sono terminate, ho ordinato di far rotta su San Francisco".

La sorpresa degli Stati Uniti e delle altre nazioni all'annuncio di questi avvenimenti fu indescrivibile. Ci si trovava di fronte a un fatto inammissibile: cioè a un fatto nuovo. Gli sforzi compiuti dall'uomo si riducevano a una farsa, a una mostruosa futilità, se un pazzo qualsiasi, proprietario di un panfilo e d'un villaggio senza alcuna difesa su un'isola deserta, poteva annientare un'armata navale che costituiva l'orgoglio del mondo cristiano.

Che mezzi aveva impiegato? Mistero. Gli scienziati, prostrati sulla strada polverosa dei comuni mortali, gemevano e bofonchiavano delle spiegazioni. La verità nuda e cruda era che non sapevano niente. I consiglieri militari si suicidavano a dozzine. Il loro potente apparato di guerra non aveva resistito più d'un giocattolo, tra le mani di quel pazzo. Il colpo era troppo forte per i loro poveri cervelli. Come il selvaggio è soggiogato dai gesti dello stregone, così il mondo restava di stucco di fronte alla magia di Goliath. Gli uomini, terrorizzati dal volto odioso dell'Ignoto, dimenticarono persino quei capolavori che avevano costituito il loro orgoglio sino al giorno prima.

Come sempre, c'era un Paese che faceva eccezione alla regola: l'Impero del Giappone. Ebbro dei propri successi, privo di qualsiasi superstizione, dotato di fede solo per la propria buona stella, rideva del fallimento della scienza. Accecato da un orgoglio di stirpe, si preparava alla guerra. La flotta d'America era stata completamente annientata. Dalle volte celesti, le ombre degli avi giapponesi scesero a rianimare lo spirito guerriero dei viventi. L'occasione tanto attesa si offriva spontaneamente. D'altra parte il Mikado era pure fratello degli dèi.

Il Giappone scatenò i suoi mostri di guerra. Occuparono le Filippine in brevissimo tempo. Poco dopo le corazzate giapponesi arrivavano alle Hawaii, a Panama e sulla costa del Pacifico. Gli Stati Uniti furono presi dal panico. Un partito immenso radunò tutti quelli che volevano la pace a qualsiasi costo.

In mezzo allo spavento generale, l'Energon apparve sulla baia di San Francisco e una volta ancora Goliath levò la sua voce. L'arrivo dell'Energon non aveva mancato di suscitare allarmi. Nel momento in cui le difese costiere volavano a pezzi, formidabili detonazioni squarciarono le polveriere scavate nelle colline. L'esplosione delle mine sottomarine posate in difesa del porto procurò ai cittadini di San Francisco uno spettacolo davvero impressionante. Goliath inviò loro questo nuovo messaggio, datato come gli altri dall'isola Palgrave:

"Desiderate la pace? La pace sia con voi. I vostri voti saranno esauditi, secondo quanto ho promesso. Ma accordatemi allora quella pace che pretendete per voi stessi. Che nessuno tocchi il mio Energon!

Al primo atto ostile da parte vostra, di San Francisco non rimarrà pietra su pietra.

"Vi invito, buoni cittadini, a recarvi domani sulle colline che digradano verso il mare, per celebrare l'avvento d'una nuova era.

Venite col sorriso sulle labbra, coperti di ghirlande e con la fanfara in testa. Siate lieti come fanciulli, poiché assisterete all'annientamento della guerra. Non perdete quest'occasione di contemplare per l'ultima volta arnesi che poi non potrete ritrovare se non nei musei.

"Vi prometto una giornata d'allegria. GOLIATH"

Una follia soprannaturale galleggiava nell'aria. Agli occhi del popolo, tutte le divinità sembravano crollate, ma ciò nonostante i cieli restavano. Le leggi universali erano sparite; eppure il sole continuava a brillare, il vento continuava a soffiare, i fiori continuavano a sbocciare: ecco ciò che stupiva tutti. Era un miracolo che le sorgenti sgorgassero ancora dai fianchi delle montagne, mentre ogni opera del progresso si sbriciolava miseramente. Il solo essere equilibrato esistente nel mondo era Goliath, quella specie di pazzo che abitava nella sua isola.

L'indomani, tutta la popolazione di San Francisco salì, al suono delle fanfare, traboccante d'allegria e con le bandiere al vento, sulle colline davanti al mare. Si videro sfilare innumerevoli carri stracarichi di gente, vere e proprie folle di gitanti domenicali, scolaresche in festa, gruppi eterogenei usciti dalla folla della metropoli.

All'orizzonte si levava il fumo d'un centinaio di navi da guerra, che convergevano tutte verso la Porta d'Oro, abbandonata senza difesa ai loro assalti. Non del tutto, però, dato che, a una certa distanza, si scorgeva l'Energon, minuscolo giocattolo bianco, trasportato come una festuca sulle onde agitate.

Ma i giapponesi agivano con prudenza. Le loro corazzate da trentamila e quarantamila tonnellate eseguirono una serie di abili manovre mentre gli incrociatori leggeri solcavano le onde come altrettanti pescecani.

In confronto all'Energon erano leviatani: il panfilo era la spada di San Michele che avrebbe colpito le avanguardie delle orde infernali.

Il popolo di San Francisco, radunato sulle alture davanti alla baia, non vide scintillare questa spada. Misteriosa, invisibile, essa fendeva però l'aria e vibrava i colpi più tremendi di cui il mondo avesse mai contemplato gli effetti. Tutti rimasero interdetti di fronte allo spettacolo. Videro a uno a uno quei mastodonti, costruiti per solcare i flutti e lanciare fulmini, andare verso il cielo e ricadere a pezzi e sprofondare nell'oceano. In cinque minuti tutto fu ripulito. Su quella vasta distesa, l'Energon, simile a un piccolo giocattolo bianco, rimase solo.

Goliath si rivolse quindi al Mikado e ai più venerabili statisti giapponesi. Il semplice telegramma che fece loro inviare dall'Energon bastò a provocare l'immediato ritiro della flotta giapponese dalle Filippine. Il Giappone, paese scettico, era convertito. Aveva sentito pesare su di sé il braccio possente di Goliath. E obbedì docilmente quando Goliath gli ordinò di smontare i propri ordigni di guerra e di trasformarne il metallo in strumenti di pace.

In ogni porto, in ogni cantiere navale, in ogni officina e in ogni fonderia del Giappone, gli artigiani dalla pelle abbronzata a decine di migliaia trasformavano i mostri della guerra in un'infinità d'oggetti utili: vomeri d'aratro (Goliath insisteva specialmente sulla fabbricazione di vomeri d'aratro); motori a scoppio, armature di ponti, fili telefonici e telegrafici, rotaie d'acciaio, locomotive e carrozze ferroviarie.

Il mondo conobbe questa penitenza espiatoria, peraltro lieve, se la si paragona a quella che un tempo obbligava un imperatore a recarsi a piedi nudi a chiedeer udienza al papa per aver osato mettere in dubbio il potere temporale del Vaticano.

Goliath lanciò il suo appello ai dieci scienziati più eminenti degli Stati Uniti. Questa volta tutti gli risposero senza esitazione, e persino con una fretta che aveva qualcosa di comico. Alcuni scienziati attesero delle settimane a San Francisco per non mancare la partenza del battello.

L'Energon lasciò il porto il 15 giugno con destinazione Palgrave.

Navigava in mare aperto quando Goliath compì un'altra impresa sensazionale. La Germania e la Francia stavano per divorarsi a vicenda. Benché Goliath avesse intimato loro di restare in pace, quelle due nazioni non avevano tenuto conto del suo ordine e avevano tacitamente deciso di attaccarsi sul fronte di terra per correre meno rischi. Goliath fissò la data del 19 giugno per la cessazione dei preparativi militari, ma i due eserciti, mobilitati il 18, furono lanciati l'uno contro l'altro alla frontiera.

Il 19 giugno, Goliath colpì. I ministri della difesa, i generali, i diplomatici, e i più noti nazionalisti dei due paesi morirono improvvisamente; e in quello stesso giorno due immensi eserciti, privati dei loro capi, traversarono le frontiere come un gregge disperso e fraternizzarono.

Intanto il gran signore tedesco della guerra s'era dato alla fuga. Si seppe più tardi che s'era rifugiato in un'enorme cassaforte contenente gli archivi segreti del suo impero. Uscì dal suo nascondiglio col cuore gonfio di pentimento e, come già aveva fatto il Mikado, si mise a fondere l'acciaio delle spade per farne vomeri di aratro e roncole.

Ma il fatto che il Kaiser fosse tornato sano e salvo parve offrire agli scienziati un indice importantissimo. Tornò loro il sangue freddo e s'armarono di coraggio. Restava evidente un fatto: la potenza di Goliath non era assoluta come la magia. La legge universale continuava a reggere il mondo. La forza di Goliath aveva dei limiti, altrimenti l'Imperatore della Germania non avrebbe potuto sfuggire alla propria sorte seppellendosi in quella sua volgare cassaforte d'acciaio. Le riviste pubblicarono una quantità d'articoli dedicati a quel fatto.

I dieci scienziati, di ritorno dall'isola Palgrave, sbarcarono il 6 luglio a San Francisco. Notevoli forze di polizia li proteggevano dai giornalisti. Nell'unica intervista concessa alla stampa riferirono che non avevano visto Goliath, ma che gli avevano parlato e che avevano assistito a veri e propri miracoli. Era stato loro vietato di fornire indicazioni dettagliate; comunque potevano affermare che il mondo si trovava alla vigilia d'una rivoluzione. Goliath disponeva d'una scoperta formidabile che poneva il mondo intero sotto il suo più assoluto dominio; fortunatamente Goliath non era crudele.

I dieci scienziati proseguirono direttamente alla volta di Washington con un treno speciale; per intere giornate restarono in riunione con i ministri, mentre tutta la nazione aspettava, con ansia, i risultati del convegno.

Ma le cose andavano per le lunghe. Da Washington il Presidente degli Stati Uniti inviò degli ordini ai personaggi più influenti del Paese.

Ogni giorno si videro sfilare nella capitale delegazioni di banchieri, di magnati dell'industria e di alti magistrati: arrivavano in fretta e furia, ma il loro soggiorno si prolungava.

Finalmente il 25 agosto, vennero pubblicati i famosi proclami. Erano leggi elaborate dal Parlamento che ricevettero la sanzione dei magistrati e furono accettate dagli industriali. Fu dichiarata guerra ai capitalisti e fu proclamata in tutto il territorio degli Stati Uniti la legge marziale. Al Presidente furono conferiti i pieni poteri.

In un giorno solo, con un decreto che l'esercito americano era pronto a far rispettare in caso di necessità, fu abolito il lavoro minorile.

Nella stessa giornata, furono rispedite a casa tutte le operaie che lavoravano nelle officine e i loro sfruttatori furono costretti a chiudere bottega.

I capitalisti si lamentavano dicendo addio ai guadagni. E Goliath replicava: "Idioti! Come se tutti gli ideali di un uomo dovessero limitarsi a raccogliere guadagni! Lasciate perdere la vostra azienda!". Allora quelli piagnucolavano: "Chi volete che ce la prenda?". "Acquistare o vendere... ma cosa credete, che la vita consista solo in questo? Affidate i vostri affari meschini e disonesti nelle mani del governo affinché sia il governo a riorganizzarli e a razionalizzarli".

L'indomani, con nuovo decreto, lo Stato prendeva possesso di tutte le fabbriche, delle officine, delle ferrovie e delle terre produttive.

La nazionalizzazione dei mezzi di produzione e di distribuzione avveniva rapidamente. Qua e là, alcuni capitalisti colti dal dubbio, elevavano proteste. Venivano arrestati e condotti all'isola Palgrave; al loro ritorno, aderivano senza riserve agli atti del governo. Poi, il viaggio all'isola Palgrave divenne inutile; alla minima obiezione, i funzionari dell'Unione rispondevano: "L'ha detto Goliath", il che significava, in altri termini: "Bisogna obbedirgli".

I grandi magnati dell'industria furono nominati direttori di servizio.

Si riconobbe che gli ingegneri per esempio lavoravano altrettanto coscienziosamente per lo Stato quanto, prima, nel settore privato. Un fatto era evidente: gli uomini che avevano più degli altri il senso del comando non potevano andar contro la propria natura. Sarebbe stato altrettanto impossibile frenare la loro attività che impedire a un granchio di strisciare o a un uccello di volare.

In questo modo, tutta quella magnifica energia umana fu utilizzata per il bene della società. I direttori delle principali ferrovie organizzarono, in collaborazione, una rete ferroviaria nazionale che diede risultati sorprendenti. Nessuno più si lamentò per disservizi o ritardi. Questi capi non furono scelti tra gli ex padroni delle ferrovie, ma tra i tecnici che un tempo compivano il vero lavoro di direzione.

Wall Street non esisteva più. Non c'era più compravendita di azioni dato che nessuno aveva più niente da offrire alla Borsa Valori; e naturalmente non si possono fare speculazioni sul niente.

"Fate lavorare gli aggiotatori", aveva ordinato Goliath. "Date ai giovani che lo desiderano l'occasione di imparare un mestiere dignitoso. Fate fare un lavoro produttivo ai commessi viaggiatori, a chi ieri si occupava di pubblicità e agli agenti fondiari".

Gli intermediari e i parassiti furono adibiti a lavori utili.

I quattrocentomila oziosi del Paese che sino allora avevano vissuto delle loro rendite furono anch'essi obbligati a far qualcosa. Un gran numero di alti burocrati furono cacciati dai loro posti e, cosa curiosa, dai loro stessi colleghi. A questa categoria appartenevano i politici, la cui competenza, alla fin fine, consisteva nel combinare accordi politici e nel riempirsi le tasche. Le banche non avevano più ragion d'essere. Gli interessi privati non potevano più essere protetti da privilegi; pertanto non si tentava più di subornare i legislatori; e questi promulgarono per la prima volta delle leggi favorevoli al popolo. La conseguenza fu che uomini integri e capaci trovarono la loro vocazione nella vita parlamentare.

Grazie a quest'organizzazione razionale, si ottennero risultati incredibili. La giornata di lavoro era di sole otto ore e con tutto ciò la produzione continuava ad aumentare. Raddoppiò e triplicò malgrado la gran massa d'energia impiegata per la realizzazione dei progressi sociali e per la regolamentazione del Paese, prima d'allora sprofondato nel caos della concorrenza.

Il tenore di vita aumentò da sé: pur tuttavia i consumi non potevano seguire la spirale della produzione. Si portò a cinquant'anni, poi a quarantanove, poi a quarantotto il limite d'età per i lavoratori. Fu proibito far lavorare i giovani al di sotto dei diciott'anni, mentre prima l'età minima era di sedici. La giornata, da otto ore, fu ridotta a sette e, nel giro di qualche mese, a cinque ore.

Chi fosse Goliath, non si sospettava neppure; ma si venne a sapere qualcosa sul modo con cui aveva organizzato il suo dominio mondiale.

Si appresero qua e là piccoli dettagli; seguendo varie piste si misero insieme molte informazioni che di primo acchito non sembravano avere nessun rapporto tra loro. Si rievocarono strane storie di negri rapiti in Africa, di coolies cinesi e giapponesi spariti misteriosamente, di isole sperdute nei mari del sud i cui indigeni erano stati catturati; strane storie di panfili e di navi mercantili acquistate da sconosciuti e che non s'erano più riviste, ma le cui caratteristiche corrispondevano a quelle delle imbarcazioni usate per il trasporto di quegli uomini razziati.

Tutti si ponevano la seguente domanda: come aveva fatto Goliath a procurarsi l'energia bellica? E si dava a intendere che lo avesse fatto sfruttando quegli infelici schiavi trapiantati a Palgrave.

Grazie al prodotto del loro lavoro, aveva acquistato i panfili e le navi mercantili e i suoi emissari avevano fatto il resto. E qual era il prodotto del lavoro che aveva dato a Goliath il potere necessario per mandare a effetto i suoi piani? Il radium, proclamavano i giornali; la radiite, il radiosol, l'argatio, l'argite e la misteriosa golite che aveva già reso tanti servizi alla metallurgia. Erano i nuovi composti chimici scoperti nei primi decenni del ventesimo secolo e il cui uso industriale e scientifico si era sviluppato in modo formidabile nel corso del secondo decennio. Venne supposto, e la cosa era del tutto naturale, che la linea di bananiere che faceva la spola tra le Hawaii e San Francisco appartenesse a Goliath dato che non si scoprì nessun altro proprietario: gli uomini incaricati delle spedizioni erano semplici agenti marittimi. Finì per trapelare la notizia che LA MAGGIOR PARTE DELLA PRODUZIONE MONDIALE DI TALI PREZIOSI PRODOTTI CHIMICI VENIVA TRASPORTATA A SAN FRANCISCO DALLE STESSE BANANIERE.

La fondatezza di queste congetture fu confermata alcuni anni più tardi quando vennero affrancati gli schiavi di Goliath: il governo mondiale li dotò di una dignitosa pensione. Poiché gli agenti e alti emissari di Goliath erano stati liberati dal loro giuramento, alcuni di essi fecero importanti rivelazioni sull'organizzazione e sui metodi di Goliath.

Tuttavia i suoi angeli distruttori conservarono un assoluto riserbo. I nomi degli uomini che avevano eseguito le sentenze capitali nei confronti dei grandi "disubbidienti" resteranno per sempre ignoti.

Essi avevano ucciso per mezzo di una forza misteriosa che Goliath aveva scoperto e battezzato Energon.

Prima di lui nessuno aveva pensato a questo "quid" che avrebbe trasformato il mondo. Solo Goliath ne possedeva il segreto e lo custodiva gelosamente. Persino i suoi luogotenenti, che se ne erano serviti per far saltare una potente flotta di navi da guerra standosene a bordo del panfilo Energon, ignoravano la provenienza di questa forza arcana e prodigiosa. Conoscevano solo una delle sue numerose applicazioni, e questo solo perché Goliath, per raggiungere lo scopo che s'era prefisso, aveva dovuto fornire istruzioni dettagliate. Oggi tutti sanno che radium, radiite, radiosol e compagnia bella sono sottoprodotti dell'Energon che Goliath ricavava dai raggi solari; ma nessuno ne aveva allora la minima idea e Goliath continuava a governare il mondo mediante il terrore.

L'Energon fu utilizzato, tra l'altro, per le trasmissioni radiofoniche. In tal modo Goliath poteva trasmettere ordini ai propri emissari sparsi per tutta la superficie del globo. Ma l'apparecchio necessario era tanto ingombrante che stava appena nella stiva di un transatlantico di dimensioni rispettabili. Oggi, grazie ai miglioramenti apportati dallo scienziato Hendsoll, l'apparecchio si può tenere in tasca.

Il 23 dicembre millenovecento... Goliath lanciò la sua famosa "Lettera Natalizia" nella quale si leggeva tra l'altro:

"Finora, pur impedendo alle altre nazioni di divorarsi tra loro, mi sono interessato soprattutto degli Stati Uniti. Non ho riorganizzato io stesso il Paese in modo razionale, ma ho lasciato che il popolo americano provvedesse da sé. Oggi, in America, ci si diverte di più e si ha maggiore buon senso che un tempo. Il cibo e l'alloggio non si ottengono più con quei metodi anarchici che andavano sotto il nome di individualismo: queste prime necessità della vita sono per così dire automaticamente a disposizione di tutti. Cosa mirabile, i cittadini degli Stati Uniti hanno compiuto da soli questo miracolo. Insisto su questo punto: io non c'entro per nulla! Mi sono contentato d'inculcare la paura della morte in alcuni personaggi altolocati che ritardavano l'avvento del regno del sorriso e della ragione. Questa paura della morte, sbarazzandoci dei seccatori, ha consentito all'intelligenza umana di realizzarsi socialmente.

"L'anno prossimo mi adopererò interamente per trasformare il resto del mondo. Ispirerò questa paura della morte ai potentati di tutte le nazioni. Essi imiteranno quelli americani: scenderanno dal piedistallo per lasciare al popolo la possibilità di creare una società ideale.

Tutti i Paesi seguiranno le orme degli Stati Uniti.

"Ma quando il mondo intero avrà seguito quest'esempio, il mio compito non sarà ancora finito. Intendo persuadere tutte le nazioni che, attualmente, l'intelligenza umana, grazie all'energia meccanica di cui dispone, è capace di organizzare la società in modo tale da mettere largamente alla portata di tutti nutrimento e alloggio; che la giornata lavorativa può essere ridotta a tre ore; che il sorriso e la gioia possono regnare nell'universo.

"Ottenuto questo risultato, e non da me, lo ripeto, ma dalla volontà degli uomini, lascerò in eredità al mondo una nuova forza meccanica da me scoperta. L'Energon non è altro che l'energia cosmica contenuta nei raggi del sole. Quando gli uomini sapranno dominarla, verrà meno ogni necessità del lavoro manuale. Non si vedranno più le moltitudini di minatori che conducono una vita da schiavi nelle viscere della terra, non si vedranno più macchinisti coperti di polvere di carbone, né meccanici unti di grasso lubrificante. Tutti potranno vestirsi in bianco se lo desidereranno.

"Tra gli uomini sorgeranno nobili aspirazioni: tutti i loro sforzi tenderanno a realizzare principi morali, a raggiungere le più alte vette del pensiero; si appassioneranno alla pittura, alla musica, alla letteratura di buona qualità e alla saggistica; si dedicheranno agli sport e tutti gareggeranno non per guadagno, ma per la gioia di sviluppare i muscoli e affinare la loro personalità. Tutti saranno produttori di allegria: la missione di ciascuno consisterà nel forgiare risate sull'incudine sonora della vita.

"Ora voglio darvi la parola d'ordine per l'avvenire immediato: entro l'anno tutte le nazioni dovranno completare il loro disarmo. Tutte le fortezze e tutte le navi da guerra dovranno essere distrutte e tutti i militari di tutti gli eserciti dovranno andare in congedo permanente.

GOLIATH"

Al primo gennaio, il mondo intero era disarmato. I soldati, i marinai e i tecnici degli eserciti e delle marine nonché gli operai degli arsenali e delle fabbriche d'armi e munizioni, furono tutti rimandati a casa. Il denaro necessario per pagare quegli uomini e per fabbricare quei costosi congegni, sottratto finora alla classe operaia, fu destinato a cose più utili. Il mondo del lavoro emise un gran sospiro di sollievo. La polizia internazionale, affidata a funzionari di pace, ebbe un ruolo esclusivamente sociale, dato che la guerra era diventata il nemico dichiarato dell'umanità.

Poiché il novanta per cento dei delitti avevano come bersaglio la proprietà privata, con la sparizione di quest'ultima, almeno nel campo dei mezzi di produzione, e con la riorganizzazione dell'industria che forniva a ciascuno la possibilità di vivere, i delitti di questo genere sparirono, o quasi. Le forze di polizia vennero ridotte all'osso. Quasi tutti i delinquenti abituali e occasionali smisero di delinquere per mancanza di moventi. Si adattarono naturalmente alle nuove condizioni di vita. Alcuni criminali furono curati e guariti negli ospedali. Quanto al resto, gli incorreggibili e i degenerati, vennero isolati.

In tutto il Paese, il numero dei tribunali diminuì gradualmente. Il novantacinque per cento delle cause civili avevano la loro origine in contrasti dovuti a questioni di eredità o di proprietà, in testamenti impugnati da eredi, in rotture di contratti, in bancarotte e cose del genere. Con l'abolizione della proprietà privata, le vertenze di questo tipo scomparvero anch'esse. Dei tribunali ben presto non rimase che il ricordo. Divennero pure e semplici vestigia dell'epoca anarchica precedente all'avvento di Goliath.

L'anno millenovecento... fu ricco d'avvenimenti nella storia mondiale.

Goliath dirigeva l'intero pianeta con polso di ferro. Re e imperatori si recarono all'isola Palgrave, assistettero ai miracoli dell'Energon e tornarono con la paura e la morte nel cuore, per abdicare al trono, alla corona e ai privilegi ereditari.

Quando Goliath parlava ai politici (ai cosiddetti uomini di Stato), essi obbedivano... o morivano. Dettò riforme universali, rovesciò parlamenti restii e inviò i propri messaggeri per annientare una grande congiura ordita a un certo punto contro di lui dai magnati della finanza e dell'industria.

"Basta con gli scherzi di cattivo gusto", disse loro Goliath. "Voi siete anacronistici. Intralciate il cammino dell'umanità, dunque fatevi da parte!".

Alle proteste, ed erano numerose, rispondeva:

"E' inutile stare a parlare. Occorrerebbero secoli! Tutto ciò che mi raccontate sono delle vecchie storie. Non ho tempo per discutere. Levatevi di torno!".

Goliath si contentò di por fine alla guerra e d'indicare agli uomini un vasto piano di ricostruzione. Minacciando di morte i grandi che ritardavano il progresso, Goliath permise ai migliori pensatori di esercitare la loro intelligenza in piena libertà. Consentì che fossero loro a occuparsi degli innumerevoli particolari della ricostruzione del mondo. Voleva che avessero modo di provare la loro competenza ed essi risposero pienamente alla fiducia riposta in loro. Grazie al loro spirito d'iniziativa, le più gravi malattie vennero sconfitte definitivamente. Malgrado la valanga di proteste della gente dal cuore tenero, non esitarono a isolare tutti gli individui con tare ereditarie e a proibir loro il matrimonio.

Goliath non intervenne in alcun modo nella creazione dei cosiddetti Collegi d'Invenzione. Fu un'idea che nacque quasi simultaneamente nella mente di diversi pensatori interessati alle questioni sociali; e si videro sorgere da ogni parte tali magnifiche istituzioni. Per la prima volta, l'uomo utilizzò il proprio genio per risolvere il problema della vita semplice, invece di sperperarlo alla ricerca del guadagno.

Le faccende domestiche, la pulizia delle abitazioni, il lavaggio delle finestre, il ritiro della spazzatura e altri lavori e servizi del genere - sordidi ma al tempo stesso necessari - furono ridotti a nulla perché vennero meccanizzati. Gli uomini di questa generazione avrebbero difficoltà a immaginarsi lo stato di sporcizia e di barbarie in cui si trovavano gli schiavi dell'epoca antecedente al millenovecento...

Migliaia di uomini concepirono spontaneamente, e nello stesso momento, quest'altra idea: il governo mondialista. La felice realizzazione di questo sogno sorprese moltissime persone, ma fu nulla in confronto a ciò che provarono i sociologi e i biologi più scettici allorquando dei fatti inconfutabili vennero a sconvolgere tutta la teoria di Malthus. Grazie all'ozio e alla gioia che regnavano nel mondo, grazie al tenore di vita considerevolmente migliorato, grazie all'enorme spazio lasciato alle distrazioni, e grazie alla ricerca e all'irradiamento della bellezza, grazie a tutti gli attributi del pensiero umano, il numero delle nascite diminuì in maniera sbalorditiva. La gente smise di procreare come fanno gli animali.

Meglio ancora, non si tardò a constatare un sensibile miglioramento nella media dei neonati. La teoria malthusiana fu contraddetta in pieno. Ormai era buona solo per esser buttata via: come avrebbe detto Goliath.

Tutte le predizioni di Goliath sulle possibilità dell'intelligenza umana, secondata dall'energia meccanica, si realizzarono. Non si videro più, per così dire, malcontenti. I soli a mugugnare erano i vecchi. Ma lo Stato assegnò loro una pensione dignitosa - d'altronde avevano superato il limite d'età per poter lavorare - e così la maggior parte di loro cessarono di lamentarsi. Anzi finirono per considerare il loro stato sotto il nuovo regime più felice di quello in cui si sarebbero trovati sotto il vecchio; trascorrevano tranquilli i loro giorni fra ogni sorta di comodità, di cui non avevano conosciuto l'eguale durante la giovinezza.

Gli adulti s'adattarono senza difficoltà al nuovo stato di cose; quanto ai giovanissimi, accettarono tutto naturalmente.

La felicità collettiva s'accrebbe enormemente. Il mondo aveva ritrovato l'allegria e il buon senso. Nemmeno i professori di sociologia, quei vecchi balordi che s'erano opposti con tutti i mezzi all'avvento della nuova era, si lamentavano più. Erano venti volte meglio pagati che un tempo e lavoravano molto meno. Vennero impiegati a compiere una revisione della sociologia e a comporre nuovi manuali di questo ramo del sapere.

Qua e là, bisogna dirlo, si trovavano ancora dei nostalgici: persone che rimpiangevano i festini cannibaleschi in cui regnava l'individualismo - creature dai denti lunghi e dagli artigli crudeli che volevano nutrirsi dei loro simili, ma venivano trattati come altrettanti malati, e curati in ospedali e ospizi. Quei pochi fra loro che risultarono incurabili furono rinchiusi in manicomio e si proibì loro di sposarsi. Si scongiurò in tal modo che mettessero al mondo una progenie guasta da tare ataviche.

Nel giro di qualche anno, compiuta la sua missione, Goliath abbandonò la gestione del mondo. Ormai il mondo si dirigeva da solo, senza scosse, in maniera eccellente.

Nel millenovecento..., Goliath fece dono all'umanità dell'Energon come aveva promesso da tanto tempo. Egli stesso già aveva trovato mille modi per utilizzare quel meraviglioso gigante in grado di compiere da solo il lavoro degli uomini; quindi li rese tutti noti in tale occasione. Ma immediatamente dopo i Collegi d'Invenzione ne scoprirono altri centomila. Di fatto, confessa Goliath nella sua lettera del marzo millenovecento..., i Collegi d'Invenzione trovarono nell'impiego delI'Energon la soluzione di numerosi enigmi che lo avevano reso perplesso negli anni precedenti.

La giornata lavorativa di due ore fu immediatamente ridotta a quasi nulla. Secondo le previsioni di Goliath, il lavoro diventava niente più che un gioco. La capacità produttiva di ciascuno fu talmente enorme che il più umile cittadino poté consacrare tutto il suo tempo libero a una esistenza infinitamente più sontuosa di quella dell'individuo più favorito sotto l'antico regime anarchico.

Nessuno aveva mai visto Goliath. I popoli di tutta la terra reclamarono a gran voce la presenza del loro salvatore. Malgrado l'importanza della scoperta di Goliath, tutti riconobbero che essa era superata dalla genialità delle sue intuizioni sociali. Si trattava di un superuomo, di un superuomo della scienza; e ciascuno moriva dalla voglia di vederlo.

Nell'anno millenovecento..., dopo una lunga esitazione, Goliath lasciò infine l'isola Palgrave, e sbarcò a San Francisco il 6 giugno. Da quando si era ritirato su quell'isola, era la prima volta che appariva in pubblico. La gente rimase delusa. Si erano tutti immaginati chissà che. Per loro Goliath era un personaggio eroico, un semidio, che aveva messo a soqquadro il pianeta. Le vittorie di Alessandro, di Cesare, di Gengis Khan e di Napoleone non erano che giochi da bambini in confronto alle sue imprese formidabili.

Sul lungomare di San Francisco e per le strade della città si vide circolare a piedi o in macchina un ometto di circa sessant'anni, assai ben conservato, dalla carnagione rosea e bianca. Sulla cima del suo cranio, un'incipiente calvizie aveva già formato un'ampia chierica.

Era miope; quando si toglieva gli occhiali, i suoi occhi azzurri apparivano un po' buffi, pieni di candida meraviglia come quelli di un bambino. Aveva la mania di strizzarli raggrinzando così i tratti del suo volto; si sarebbe detto che rideva pensando allo scherzo colossale che aveva fatto all'umanità imponendole la felicità e il riso.

Quel superuomo della scienza, quel tiranno del mondo aveva delle debolezze incredibili. Gli piacevano i dolci e impazziva per le mandorle salate. Ne portava sempre con sé un sacchetto di carta e, come scusa per quel suo lieve vizio di gola, pretendeva che il suo organismo avesse assolutamente bisogno di quella dieta. Professava un'avversione irresistibile nei confronti dei gatti. Durante il discorso che pronunciò al Palazzo della Fraternità, svenne di paura quando il gatto del portiere pensò bene di salire sul podio e di andarsi a strofinare contro le sue gambe.

Ma appena si rivelò al mondo, i suoi vecchi amici lo riconobbero. Era Percival Stultz, l'americano di origine tedesca che, nel milleottocento..., aveva fatto parte del sindacato dei metallurgici.

Per due anni, a quell'epoca, era stato segretario della sezione 379 della Fraternità Internazionale dei Meccanici. Nel millenovecento..., all'età di venticinque anni, seguiva corsi speciali all'Università della California, e si guadagnava nel contempo da vivere vendendo polizze di quella che allora si chiamava "assicurazione sulla vita".

Nel museo dell'Università si conservano ancora i suoi quaderni zeppi di appunti. Dalle note dei professori si rileva fra l'altro che talvolta pareva assentarsi col pensiero: senza dubbio in quei momenti gli sarà balenata qualche idea di quelle che avrebbe più tardi realizzato!

La scelta del nome Goliath fu da parte sua "uno scherzetto", come ebbe più tardi a spiegare. Goliath poteva colpire l'immaginazione del mondo e sconvolgerlo, mentre Percival Stultz, quella mezza cartuccia con basette e occhiali, non sarebbe stato capace di sollevare nemmeno una festuca.

Ben presto la gente superò la delusione causata dal suo aspetto fisico e dai suoi precedenti. Si rispettò in lui la mente che non aveva paragone nei secoli, gli si volle bene per quel che era, anche per i suoi occhi miopi e buffi e per il modo in cui la faccia gli si raggrinziva quando rideva; venne amato per la sua semplicità, per i suoi modi da buon compagno e per la sua mansuetudine cordiale, per il debole che aveva per le mandorle salate e per l'avversione che provava per i gatti.

Oggi, nella città prodigio di Asgard, si erge con una magnificenza che incute rispetto la statua di Goliath. In essa è raffigurato nell'atto di stritolare le piramidi e tutti i mostruosi monumenti macchiati di sangue dell'antichità. Su quel monumento, come tutti sanno, è stata incisa su bronzo imperituro la frase profetica del superuomo:

 

TUTTI FABBRICHERANNO ALLEGRIA: LA MISSIONE DI CIASCUNO CONSISTERA' NEL FORGIARE RISATE SULL'INCUDINE SONANTE DELLA VITA.

 

 

 

[Questa notevole composizione è dovuta a un certo Harry Beckwith, studente del liceo Lowell a San Francisco. Harry Beckwith aveva quindici anni appena suonati quando la scrisse. 'Goliath' vinse il primo premio di composizione del liceo dell'anno 2204. L'anno scorso, diplomato, trascorse sei mesi ad Asgard grazie alla borsa di viaggio compresa dal premio che aveva vinto. La ricchezza di dettagli storici, l'atmosfera dell'epoca e lo stile personale di questo scritto sono davvero degni di nota se si considera la giovane età dell'autore. NOTA DELL'AUTORE]